di Lucia
Sono un Angelo del Signore e sono stato assegnato ad un carcere. E’ la prima volta che faccio questa esperienza ma del resto per me tutto è uguale perché l’assistenza alle creature umane si può fare in mille luoghi diversi.
Sono entrato una mattina presto, all’alba, quando ancora i raggi del sole non erano usciti dal loro involucro notturno. L’aria fuori era carica di aspettativa e di mistero e anche di vita, com’è sempre l’alba. Che bel momento da respirare ma gli uomini in genere preferiscono vivere più di notte e in quel momento stanno dormendo e non sanno la magia che si sprigiona intorno a loro.
Mi sono trovato nei cortili interni dove a quell’ora tutto è silenzio, le guardie del turno di notte sono assonnate e annoiate e soltanto gli asinelli che sono all’interno dell’edificio, nell’area verde, sono svegli e fremono nell’aria fresca del mattino annusando e respirando i profumi della terra. Al mio passaggio i loro grandi occhi hanno guardato la mia luce con gratitudine e gioia.
Ho cominciato a muovermi per i lunghi corridoi deserti e ho trovato che erano molto sporchi. Tracce di sofferenza ovunque nelle macchie che coprono le pareti e i pavimenti e che lo straccio dello “scopino” non è sufficiente a togliere. Mi sono incantato un po’ a osservare i dipinti che sono stati fatti sul muro lungo tutto il corridoio grande e il mio cuore di luce si è riempito di amore per quelle creature che hanno saputo esprimere in quel triste luogo la loro creatività più delicata. Che dire di quelle enormi farfalle colorate e dei tanti uccelli sui rami o in volo. Certo il richiamo è alla libertà ma soprattutto libertà dell’anima che, avviluppata negli stracci neri degli istinti più bassi, desidera la luce e attraverso il colore la vive.
Con un ampio volo sono arrivato nelle sezioni dove ci sono le celle e ho passeggiato lungo il corridoio interno lanciando uno sguardo attraverso gli spioncini delle porte blindate.
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