Per la stragrande maggioranza delle persone il carcere è un universo sconosciuto. La paura che esso evoca genera un meccanismo di rimozione. E così il carcere si sottrae allo sguardo pubblico e alla critica della sua funzione, supposta, di risocializzazione. Da qui la necessità di provare a spiegare «cos’è il carcere», e di discutere la «possibile utopia» della sua abolizione. Questo tentativo riesce bene a Salvatore Ricciardi, che il carcere ha conosciuto a fondo per averci trascorso un lungo tratto della sua esistenza.
Con una narrazione essenziale, Ricciardi racconta in cosa consiste «la casa del nulla», una delle tante definizioni coniate dai prigionieri per nominare l’inferno che sono costretti ad abitare. Una realtà regolata da una violenza quotidiana dispotica e crudele, dai parametri di una pena affatto «rieducativa». Come in un lucido sogno, Ricciardi si addentra nella vita passata, si ricala nei gironi dell’inferno, ne ripercorre i meandri raccontando i corpi e le menti sofferenti che lo abitano, le loro condizioni materiali di vita, le loro tecniche di resistenza all’annientamento psicofisico che fa registrare centinaia di suicidi e migliaia di atti di autolesionismo all’anno.
Ma quel che in questo viaggio viene man mano collezionato è la ricchezza, la complessità e l’erudizione del lessico dei prigionieri: lo straordinario vocabolario di una lingua elaborata in secoli di lotta e resistenza trasmessa da recluso a recluso. Per resistervi.
(Da www.deriveapprodi.org/)
Ascolta l’intervista a Salvatore Ricciardi, autore di “Cos’è il carcere. Vademecum di resistenza”, Prefazione di Erri De Luca, Derive e Approdi 2015
da RaiRadio3, Fahrenheit, 18 febbraio 2015