Comunicato stampa del 15 luglio 2016
A solo qualche settimana dal suicidio di Giuseppe, dobbiamo registrare un nuovo caso di suicidio dentro il carcere di Sollicciano. Una persona trans, che aveva chiesto di andare al “Transito” per un eccesso di conflitti all’interno della sezione, si è tolto la vita. I segnali c’erano tutti. G. si era rifugiata nel silenzio, non reggeva più le condizioni del carcere, che in estate diventano ancora più intollerabili. La domanda è sempre la stessa: come mai persone poste sotto la custodia dello Stato arrivano a commettere atti di autolesionismo fino al togliersi la vita? Ed ancora ci chiediamo il senso di un reparto che si chiama TRANSITO, dal latino “transire”, passaggio. In realtà un reparto punitivo, in cui non sono chiare le modalità di gestione, dove non esiste personale specializzato per far fronte a persone in estrema difficoltà, che lì trovano una cella singola, dove mettere in atto programmi di morte. Si può ancora assistere in silenzio a tutto questo? Noi pensiamo proprio di No.
Associazione Pantagruel onlus,
Associazione per i diritti dei detenuti